Da Techmexun articolo che mostra come le TIC possano risolvere l’impasse in cui alcune università sembrano versare.
Passando il rassegna le pecche dell’attuale situazione scolastica, ma anche sociale, in cui versa la formazione italiana, dopo aver ricordato le parole di Tullio De Mauro e della dirigente veneta che denuncia la grave ignoranza delle giovani generazioni in fatto di lingua italiana, la sottoscritta passa a considerare la formazione universitaria, dove sembra che il diavolo non sia così nero come si suole dipingerlo. Non é raro infatti rilevarvi buone pratiche degne di essere applicate con entusiasmo perché efficienti ed efficaci.
Parlando della “nuda realtà” che comproverebbe l’inefficacia del sistema scolastico e univarsitario italiano, Ridolfi dice, tra l’altro: Leggi il seguito di questo post »
Accologo volentieri l’invito di Lorenz ed apro anche qui la discussione sugli e-book, che sta registrando interesse e polemiche un po’ dappertutto; intanto vi ricordo che nell’articolo che segue potrete trovare il resoconto del convegno sull’argomento tenutosi a Milano l’8 maggio u.s..
Io credo che, anche nel caso degli e-book, i detrattori della novità possano assimilarsi a tutti quelli che a suo tempo avevano pronosticato il fallimento del cinema, meno suggestivo del teatro, della televisione, limitata dal piccolo schermo e, almeno all’inizio, in bianco e nero, degli sms (che senso aveva scrivere quando c’era la possibilità di parlare?). Leggi il seguito di questo post »
Si è tenuto ieri a Milano il convegno “A scuola senza libri – Emergenza educativa, libri di testo e internet” .
Agostino Quadrino. presente all’evento, ne dà su facebook un proprio il resoconto, che ho pensato di proporvi qui, visto che alcuni nostri lettori sono restii ad utilizzare il popolare social network: Leggi il seguito di questo post »
Nessuno mi farà passare di testa l’idea che se leggo oggi è perché da piccolo, prima durante e dopo la scuola, usavo fumetti e libri illustrati: lì sono diventato lettore. Nessuno mi farà passare di testa l’idea che se uno vuole capire che cosa è il web oggi, lo deve ‘abitare’, il web, esattamente come il giornaletto faceva abitare la scrittura. Quale occasione migliore per comprendere la rete (e per farsi rete) che essere amici attivi di e in facebook? Lì le più eterogenee delle teorie accademiche (il web 2.0, le identità multiple, il multitasking, il grande fratello, l’intelligenza connettiva, il privato pubblico) trovano attuazione e composizione. In questo sta la ‘funzione pedagogica’ di facebook, nel permettere a ciascuno, indipendentemente dal suo livello di consapevolezza, di farsi cittadino del web.
A riprova che Facebbok non è solo il regno delle chiacchiere insulse, vi riporto una conversazione con Riccardo Uccheddu, il quale, mostrandosi interessato al nostro gruppo, mi aveva chiesto quali potessero essere le eventuali analogie tra i nostri metodi d’insegnamento e la didattica medievale, con particolre riferimento a quella di Abelardo.
Diverse sono le critiche che vengono mosse a Facebook, per quanto riguarda l’Italia ce ne sono alcune peculiari; un articolo di Vittorio Zambardino su Affari e Finanza del 16 febbraio 2009 ne individua bene alcune:
“Facebook non ha una sede o una rappresentanza italiana. Qualsiasi problema va riportato al quartiere generale che è a Dublino, il che rende il tutto più difficile. Se un utente si ritrova all’improvviso senza la propria pagina, che è scomparsa per un disguido tecnico e gliela restituiscono poi ripristinata senza più amici, cioè senza i contatti presi in precedenza, e senza la posta inviata e ricevuta, quello non sa più a chi rivolgersi”.
“Abbondano le false pagine di questa o quella celebrità, ma anche delle persone comuni. Pagina di cui il personaggio interessato non sa nulla. O le false pagine aziendali. Ecco, l’azienda X, poniamo vuole chiedere che sia eliminata la pagina col suo marchio che qualche bontempone, o concorrente malintenzionato, ha aperto. Come fa? Deve scrivere al quartiere generale di Dublino”.
“Ci sono rischi reputazionali che richiedono all’utente un uso consapevole del mezzo: un tema sui cui è intervenuto anche l’autorità garante per la protezione dei dati personali. Ma il presidente Pizzetti, di invocare la censura del governo, non se lo sogna nemmeno. Ha parlato di cultura e consapevolezza delle persone.
Il governo italiano il 5 febbraio ha approvato un testo in cui si stabilisce che ” il governo su segnalazione della magistratura, potrà chiedere al fornitore di accesso di eliminare quelle pagine dei social networtk dove si integri la fattispecie dell’istigazione a delinquere o dell’apologia di reato”. E’ previsto che si arrivi a oscurare tutto il sito per impedire la continuazione del reato”.
Il professore Derrick de Kerrckhove ha affermato “se vogliono che l’Italia si renda ridicola nel mondo, non hanno che da andare avanti. Sarebbe stato più saggio sentire cosa avevano fatto gli altri stati, capire come stavano affrontando la stessa questione visto che Facebook è un successo planetario e il problema della libertà di espressione è delicato. Di fronte all’improvviso ingresso di tanta gente nel circuito della comunicazione globale, gente che non è abituata a comunicare, certamente si pone un problema di manners, di educazione civica virtuale. Ma può essere risolto solo con un processo di autoeducazione”.
Sul Venerdì della Repubblica n.1091 del 13 febbraio 2009 è uscito un interessante articolo su Facebook. Quasi tutti gli aspetti che l’articolo tratta sono stati discussi nel blog, utilizzerò pertanto l’articolo per una breve sintesi del fenomeno Facebook: Leggi il seguito di questo post »