E’ uscito di recente, edito da Il Pensiero scientifico un libro che tratta il tema del rapporto del Web 2.0 con la medicina, tematica a cui avevo dedicato un intervento tempo fà. Come è già stato messo in evidenza in precedenti interventi il fenomeno delle web communities si sta diffondendo sempre più in tutto il mondo, Italia compresa. Si mette in evidenza che “questo modo di comunicare e relazionare con altri non poteva non avere ricadute sui pazienti e in genere in ambito sanitario. Una ricerca statunitense ha evidenziato che i social media (blog, social network, Wikipedia) risultano essere, tra gli strumenti di internet, quelli più usati dai cittadini per reperire informazioni sanitarie; al tempo stesso nascono associazioni di auto-mutuo-aiuto di pazienti e di familiari che si dotano di questi mezzi per comunicare e anche le aziende farmaceutiche hanno capito che non possono tralasciare questo settore di mercato.
Quali sono i vantaggi e quali i pericoli di questa comunicazione on line inerente la salute?
Un vantaggio è rappresentato dalla capacità del Web 2.0 di mettere in contatto/relazione pazienti lontani geograficamente ma che vivono la stessa situazione di malattia, permettendo loro di scambiarsi opinioni, raccontare la propria storia e in genere confrontarsi su atteggiamenti e percorsi terapeutici. Dei blog DiabetesMine e CarePages consentono a pazienti diabetici/ oncologici e a quelli che soffrono di malattie croniche di andare oltre l’aspetto del ricovero ospedaliero. Un altro vantaggio si ha per quei pazienti che soffrono di malattie rare o sconosciute e per le quali esistono poche possibilità terapeutiche. Un esempio ne è il social network Patient-sLikeMe che negli Stati Uniti ospita diverse comunità di pazienti che soffrono di malattie neurologiche particolarmente invalidanti. Le associazioni di pazienti hanno infine trovato nei social network un modello proficuo di collaborazione tra i propri iscritti; un esempio è Inspi-re.com.
Il servizio sanitario inglese ha creato un apposito portale attraverso il quale ogni cittadino britannico può esprimere giudizi sugli ospedali dove è stato curato, giudizi che poi sono resi accessibili a tutti.
Dopo aver visto i vantaggi, individuiamo ora i possibili pericoli del Doctor Web 2.0. Un pericolo è l’affidabilità dei contenuti trovati nella Rete e la riservatezza dei dati personali che non è sempre ben garantita.
In Italia infine ho trovato un interessante sito MyOpenCare che è pensato nel senso di venire incontro al crescente bisogno di partecipazione dei cittadini al tema della propria salute, in fondo il medico si pensa il depositario di un sapere scientifico e vede il paziente come un “beota” da guidare.