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Dalla società delle comunicazioni di massa alla società di reti sociali

Posted by romaguido su 26 agosto 2011

Nel suo articolo preferragostano su mrxKnowledge, Mario Rotta spiega le mille sfaccettature del nuovo modo di comunicare rappresentando/costruendo la realtà attraverso messaggi di reti che s’intersecano, tessendo una trama che va letta in profondità, non più superficialmente come si ostinano a fare i più, che usano trarre grandi verità da semplici icone, assolutamente inadatte, da sole, a spiegare un fatto, un fenomeno, una storia più o meno complessa:

[…] “Ma ormai non viviamo più in una società delle comunicazioni di massa. Che ci piaccia o no, viviamo in una società di reti sociali, ovvero di legami fluidi tra gruppi e comunità di persone che non possono più essere classificati nè come emittenti nè come destinatari di messaggi, per la semplice ragione che sono (tutti e allo stesso tempo) entrambe le cose. Una società di conversazioni: talora continue, talora interrotte, talora saltuarie, ricorsive, ricorrenti. Una società che vive in ambienti attraverso cui non solo si condividono conoscenze, ma dove spesso ciò che altrimenti rimarrebbe tacito diventa esplicito e ciò che abitualmente avremmo considerato scontatamente privato diventa discretamente pubblico.   […]

Per capire (davvero) i fenomeni, quindi, dovremmo raccogliere e confrontare insiemi dinamici di fonti eterogenee utilizzando come meta-descrittori gli input che filtrano grazie alla reputazione sociale dei nostri interlocutori e come strumento di analisi la consapevolezza che deriva dal potenziamento della nostra capacità di cercare, trovare, elaborare, selezionare, organizzare, comparare e valutare risorse diffuse e documentazione distribuita. In sostanza, andare oltre la superficialità della rappresentazione della realtà che caratterizza i media tradizionali per penetrare nella profondità e nello spessore della decodifica delle informazioni sulla realtà che soltanto l’interagire in rete e con la rete può garantire. Ma quasi nessuno lo fa: è faticoso, meglio continuare a pensare che si possa affidare il compito di esprimere un significato a qualche frammento iconico o audiovisivo che chissà perché dovrebbe spiegare tutto nel momento stesso in cui lo semplifica e lo generalizza, regalando magari all’autore o al soggetto 15 secondi di celebrità. Perfino a Warhol verrebbe da sorridere…”

P.S. A parte il contenuto di tutto rispetto, come c’era da aspettarsi da cotanto autore, avete notato com’è bello, ricco e articolato l’uso dei vocaboli? E si, ogni tanto è bello disintossicarsi dalla valanga di “k”, essì, eccerto, sapevatelo, con cui ogni giorno invadiamo la rete e, talvolta, perfino la carta stampata!

2 Risposte to “Dalla società delle comunicazioni di massa alla società di reti sociali”

  1. Vince said

    E’ sempre più importante che, nella rete, i citati legami fluidi tra gruppi e società di persone, non stratifichino in superficie e soprattutto non l’addensino di quelle tossicità che tu richiamavi, al punto che colui/ei che si spinge in profondità non abbia a soffrire di asfisia nella risalita.
    Vincenzo

  2. romaguido said

    Ti ringrazio, Vincenzo, della tua partecipazione alla discussione.
    In effetti, molti di noi si ostinano a considerare internet con gli stessi criteri usati finora in altri ambienti, che non potevano godere, data la situazione, di tutta la molteplicità di componenti che costituiscono la rete. Ecco che c’è chi, da una semplice foto o da un breve video pubblicato poco tempo dopo un certo fatto, si permette di trarre conclusioni e deduzioni molto azzardate, superficiali, inesatte. Ma il problema non si limita a questo, purtroppo. Non sono pochi i campi in cui si assiste ad una degenerazione della professionalità di quelli che una volta erano, a ragion veduta, informatori, giornalisti, divulgatori.
    Oggi ci sentiamo tutti autorizzati a parlare, pontificare, giudicare, avendo in mano solo pochi elementi, tutti da provare, da vagliare, da analizzare con cognizione di causa.
    Ne consegue un panorama assolutamente falsato, allarmistico o eccessivamente rassicurante della realtà, frutto delle parole al vento di “opinionisti” raccattati qua e là, ma anche di guru (o sedicenti tali), che scambiano la fluidità della rete con la liquidità del cervello (proprio, ma anche altrui). Così la rete liquida sembra offrire le condizioni per una “realtà” da (dare a) bere. 😦

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