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A cosa servono i blog, nel 2013?

Posted by Luca su 11 ottobre 2009

Della funzione sociale di essere blogger e di scrivere in un blog ho già parlato in precedenza, ora ci torno sopra perchè ho riscontrato  che questa riflessione  non è solo un mio pensiero ma interessa molti altri blogger. In tal senso ho scovato un’interessante discussione sul blog di Paoloborrello dove si legge “Il numero dei blog in Italia è ormai diventato piuttosto elevato. Hanno caratteristiche diverse. In questo post intendo occuparmi di quei blog, o meglio dei loro autori, che trattano argomenti politico-sociali, anche perchè il sottoscritto porta avanti un blog che ha per appunto questa natura”.

L’autore del bl0g si chiede poi cosa ottiene un blogger che si occupa di temi politico-sociali. ” I blogger ottengono qualcosa?  quindi servono a qualcosa? Oppure servono solo a se stessi, nel senso che non avendo altro di meglio da fare svolgono un’attività che li soddisfa personalmente, diversamente ad esempio dal lavoro che svolgono per vivere, oppure cercano di imitare i giornalisti, professione che molti volevano e vogliono fare ma che solo pochi riescono a praticare?”

Sulla natura del nostro blog molto abbiamo già riflettututo e scritto . Il nostro blog nasce dall’esperienza precedente di un gruppo yahoo e come tale dovrebbe avere una natura di blog collettivo e di comunità di pratica. In alcuni periodi lo è stato abbastanza in altri molto di meno.

Una risposta al quesito sulla funzione e utilità di essere blogger la si trova nel blog di sonogian che risponde alla domanda servono i blog in questo modo “alla domanda specifica, servono i blog la mia risposta è si, fosse anche per un semplice motivo, ti ho conosciuto! se poi la nostra opinione possa scuotere anche quella pubblica non credo, ma vale la pena provare”.

24 Risposte to “A cosa servono i blog, nel 2013?”

  1. alanford50 said

    Personalmente mi ritengo un blogger di quelli leggeri,nel senso che incidono poco, non uso il blog a scopi socio/politici, anche se quando necessita e lo ritengo opportuno non mi faccio mancare interventi in quello che il quotidiano mi propone, l’uso primario e quello di consentire ai miei pensieri di trovare uno spazio, nel reale credo che sia difficile avere possibilità di questo tipo, io sono uun misantropo, quindi nel reale non amo ne ho grandi possibilità di esprimermi e confrontarmi, nel virtuale gli spazi e i tempi sono molto dilatati e concedono possibilità che il reale non da, condivido il tuo pensiero la dove dici che il blog serve anche a conoscere e conoscersi, è come trovarsi in una grande piazza a parlare, che ci sia gente o no non è così determinante, ovviamente lo scambio ed il dialogo è sempre da preferire, ma anche la parola caduta nel vuoto assume un suo senso.

    Ciaooo neh!

  2. romaguido said

    Grazie, Alan,
    come al solito ti contraddistinguono una lucida analisi, la sincerità e l’obiettività.

  3. Luca said

    Sono d’accordo con te Alan sulla funzione sociale e socializzante che ha o meglio dovrebbe avere un blog. Un blog non può essere un monologo personale da parte dell’autore, ma deve essere interattivo basato sul continuo confronto con i lettori e deve in tal senso considerare il feedback di questi come la propria grande ricchezza. Un blog senza commenti è un blog morto, un blog egocentrico, un testo scritto e sepolto. Questo blog è un blog tematico ma al tempo stesso è o meglio vorrebbe essere un blog collettivo e interattivo, un blog di condivisione e di cooperazione.
    Cosa ne pensate?

    • alanford50 said

      Anche io in linea di massima convengo con quanto da te asserito, l’unico punto forse che ci trova non in condivisione è sul fatto che io credo che scrivere su di un blog è un po’ come seminare un campo, il contadino getta i semi, ma non è detto che poi cresca qualche cosa o in quantità adeguate allo sforzo prodotto nella semina, in questo senso credo quindi che un blog senza commenti vada ancora ulteriormente distinto in due gruppi, io ho scritto in blog dove il blogger per partito preso non rispondeva mai a nessuno ed in altri dove non commentava mai nessuno, ma in questo caso i motivi possono essere tanti, anche a me in principio nessuno rispondeva, vedevo i passaggi di persone che entravano a leggere e poi come entravano così uscivano, senza proferir parola, certo che è frustrante, perchè non sai se non rispondono perche scrivi delle boiate o semplicemente perchè non ti conoscono, quest’ultima considerazione è più importante di quanto si possa portare, occorre un minmo di reciproche frequentazioni e conoscenza, anche se detta così la cosa non sembra molto bella ed edificante, ma è così.

      Ciaooo neh! alla prox.

      • alanford50 said

        frase errata: quest’ultima considerazione è più importante di quanto si possa portare.

        frase giusta: quest’ultima considerazione è più importante di quanto si possa credere.

        Ciaoo neh!

      • Luca said

        La metafora del blog contadino e quindi del blogger come campo dove seminare qualcosa mi piace e molto. Già il blogger scrive e scrive e semina pensieri e idee, se questi trovano qualcuno che li ascolta possono svilupparsi o essere anche falcidiati se quello che viene seminato poi non è poi così tanto fertile. Mi spiego meglio: se scrivo qualcosa sull’elearning che non è plausibile un lettore fa bene a dirmi “Luca cosa hai scritto?” “quali fonti bibliografiche hai usato”, oppure può anche criticarmi sulla mia capacità di scrivere. Certo che preferisco commenti positivi tipo “Luca sei un grande e sei super qualificat” ma una critica viene vista da me sempre come un interesse verso il blog e verso chi ci scrive.

  4. romaguido said

    Luca, la rete è, continuo a pensarlo, meravigliosa, perchè offre infinite possibilità, ambienti, strumenti, dà voce a chi abbia qualcosa da dire, a chi voglia interrogare gli altri su problemi personali o generali e, come dico sempre, esalta pregi e difetti di ognuno; basta sapervi leggere e racconta, a volte, molto di più di quanto non si abbia modo di verificare nella vita “reale”.
    Il blog è, come avete detto, sopratutto condivisione, confronto e, possibilmente, dialogo; sicchè chiunque metta in rete pensieri, notizie, articoli, suggerimenti è una persona rivolta verso l’esterno, verso gli altri, è una persona che regala le sue acquisizioni a chiunque voglia servirsene e, al tempo stesso, si mette in discussione accettando e discurendo i pareri degli altri..
    E’ quanto ha messo recentemente in evidenza Mario Rotta, puntando l’accento sul fatto che la gratuità dei contenuti nel web, la facilità con cui molti se ne impossessano per gli scopi più vari deve poter trovare un qualche premio, ed è per questo che addirittura egli lancia l’idea di una sorta di banca che tenga nota di quanto prodotto da un certo autore e permetta di riconoscergli un certo merito, un certo rendiconto. E non è il solo a pensarla così; altri, come per esempio Giorgio Jannis, sono dello stesso avviso.
    In base a quest’ottica dinamica, aperta, “senza catene”, il blog, così come altri ambienti della rete, diventa, di per sé, un’opera utile alla collettività, che può intervenire ed arricchire questo enorme archivio di contenuti.
    Ma non tutti sono disposti a mettersi in gioco, a far sentire la propria opinione, non tutti pensano che sia conveniente parlare attraverso un blog (lo abbiamo visto, in questi ultimi giorni, con le interessanti discussioni che si stanno tenendo, nel nostro e su altri gruppi, a proposito della LIM).
    D’altra parte, il fenomeno dei lurker, ossia di quelli che, pur facendo parte di un social network, si limitano a leggere senza mai intervenire, non mi trova consenziente, eppure è universalmente tollerato, giustificato dai più. Bisogna tuttavia prendere atto che è sempre esistito e sempre esisterà.
    Allora come valutare le interazioni in un blog? Attraverso le letture, i siti che lo linkano (evidentemente lo fanno perchè lo trovano interessante), le comunicazioni sincrone e asincrone che si tengono tra autori e lettori (tu sei un campione in questo ;-)).
    Quanto a quest’ultimo punto, io la trovo un’ottima pratica, perchè ovvia a certi off topic, a certe cadute di stile che leggo su altri blog e che, secondo me, è consigliabile evitare avendo sempre ben presente che si parla ad un pubblico che si aspetta determinati temi e che, probabilmente, non ha alcun interesse per i gossip, i pettegolezzi, gli avvisi di chiamata o di ricezione messaggi fatti nei post o sui commenti. Ecco queste comunicazioni, in genere, alzano il numero dei commenti e, in qualche caso, anche quello delle letture, contribuendo in qualche modo alla socializzazione; ma si tratta di operazioni da Novella 2000, che svolgono la funzione socializzante del lavatoio pubblico di antica memoria, come tu hai ricordato qualche tempo fa, e che rischiano di cadere, a volte, in discussioni da bassofondo napoletano. Ottima cosa in un periodo in cui si legge su giornali, anche seri, delle liti di questo o quel personaggio, quasi fosse una cosa degna di importanza; anche questi sono segni dei tempi, ma penso si tratti di linee editoriali poco adatte ad un blog tematico, fatto di contenuti utili ad una certa fascia di lettori che, sebbene talvolta risultino muti, lo rendono comunque vivo, vivvace, produttivo attraverso il loro interesse e la loro attenzione.
    Perfettamente d’accordo con te sugli aspetti positivi della cooperazione e interattività, di cui ho parlato ampiamente tanto qui che altrove, devo tuttavia ribadire che permane in tutto i web una certa refrattarietà alla partecipazione, come evidenzia Jakob Nielsen, secondo cui il normale rapporto tra lurker e soggetti attivi sarebbe addirittura di 9:1.

  5. romaguido said

    P.S. L’articolo di Nielsen è stato segnalato su facebook da Antonio Fini; ecco lo scambio di battute che ne è seguito.
    Romaguido:
    “Mettersi in gioco costa e richiede una certa fiducia in se stessi e nelle proprie idee; sfruttare le idee altrui o criticarle in separata sede è invece consono ad un maggior numero di persone. ma anche questo atteggiamento può essere cambiato con una adeguata formazione.”
    Antonio Fini:
    “Non sarei però così severo con la storica figura del lurker :-). Tutto sommato è inevitabile che, ad esempio un novizio, prima di tutto “si guardi intorno”, Wenger ..conferma ;-).
    Certo se poi si continua a guardarsi attorno all’infinito…
    Ma ci sono poi tante ragioni per non partecipare: chi si sente inadeguato, chi pensa di non avere niente da dire, chi non si vuole esporre, …”

  6. Luca said

    Eccomi qua a precisare il senso del mio commento. Il blog dei tutor nasce dall’esperienza del gruppo dei tutor che ho creato anni fa su Yahoo gruppi. Nascendo da un’esperienza di gruppo il blog doveva avere una natura gruppale, essere un blog multiautore quindi essere un blog a diverse voci con persone che scrivono articoli e commentano quelli degli altri autori. Oltre a ciò il blog voleva suscitare interesse e commenti da parte dei lettori. Un blog quindi con una natura anche di social network. Un blog di comunità. Il nostro blog si è specializzato sul settore della formazione e-learning, della scuola e della formazione in generale, delle TIC. Purtroppo, dopo i primi enrusiasmi, la partecipazione attiva dei più è andata sensibilmente affievolendosi. Concordo con te Rosamaria sul fenomeno lurker e produttività nel blog, non avevo pensato al lurker assimilato al novizio/apprendista visto nell’ottica di quella che Wenger chiama partecipazione periferica legittimata. Il nostro blog ha prodotto approfondimenti tematici interessanti e ha raggiunto ora un numero cospicuo di lettori, ma ecco quello che penso dovrebbe contraddistinguere il nostro blog è la trasformazione dei “lettori” in attivi pensatori. Persone che rendono feedback e interazione e che magari propongono/richiedono approfondimenti tematici.

  7. Luca said

    La metafora di Alan sul contadino che semina e sul campo che produce frutti mi permette di spiegare il significato del termine da me usato “blog egocentrico” che non voleva in ogni caso qualificare lo stato del blog dei tutor. Se il contadino semina e non raccoglie frutti di chi è la colpa? Può essere del contadino che non ha fatto le cose nel modo giusto, un contadino neofita e apprendista che non si era formato nella logica circolare della comunità di pratica e della partecipazione periferica legittimata; oppure può essere del campo che sembrava fertile e invece non lo era o lo era ma solo per determinate specifiche coltivazioni; oppure la colpa può essere del caso basti pensare alla tragedia di Chernobyl, i campi prima erano fertili poi erano morti.
    Quindi un blog senza commenti come può essere interpretato? Giustamente Alan dice che può essere una scelta dello stesso blogger quella di non incentivare i commenti e di non commentare quello che i lettori scrivono. Ma al di fuori di questo caso, quali cause di un possibile egocentrismo del blog? Rosamaria giustamente parla dei lurker, persone che seguono una determinata comunità ma che non ne fanno attivamente parte. Ma perchè poi non fanno parte? Le possibili spiegazioni sono tante: il tempo a disposizione, la fatica dello scrivere in un blog, fatica non comparabile minimamente con lo scrivere immediato di social network come per esempio Facebook. Ma un blog può avere natura di social network? e se si con quali accorgimenti stilistici e relazionali?

  8. romaguido said

    Ecco, Luca, già nell’ottobre scorso esperti della comunicazione on line e dell’innovazione vedevano nel nostro blog le caratteristiche del social network; la nostra formula, quindi, all’epoca, era quella giusta ed evidentemente fino ad allora aveva trovato una adeguata realizzazione.
    Essere ritenuti tra i primo cinque blog italiani degni d’attenzione non è sicuramente cosa da poco.
    Che cosa non ha funzionato allora?
    Probabilmente tutte le tue motivazioni sono plausibili; a quelle aggiungerei l’assuefazione, che ha visto scemare l’entusiasmo per la novità e il fraintendimento del servizio che volevamo offrire; qualcuno, per esempio, ci ha chiesto “approfondimenti” che si potevano reperire cliccando il link già fornito o notizie che sarebbe stato facile avere telefonando ad un numero che avevamo riportato. Ecco, Luca, questo vorrei mettere in evidenza: io sono ben felice di essere una novizia, che non vuol dire essere cruda in tutto, ma persona curiosa, affamata quasi, di novità, notizie, informazioni. Mi piace, e piace a tutti noi, trasmettere agli altri quanto andiamo scoprendo, ma chiederci un “approfondimento” che può essere reperito con un semplice clic è cosa che può essere giustificata solo dall’essere completamente incapaci di muoversi nel web, mentre nel caso cui facevo riferimento si trattava di un bloggerr/autore/tutor che opera addirittura su piùdi una piattaforma.
    Questo è solo un esempio di quello che il blog non vuole e non deve essere, ma mi sembra alquanto significativo riguardo alla scarsa partecipazione di alcuni: se talvolta non si è disposti a sprecare il tempo di un clic, vuoi che ci si dedichi ad un vero e proprio commento o sddirittura ad un post?

    • alanford50 said

      Vorrei allacciarmi ad una tua giustissima considerazione, che ho notato in 5 anni di girovagare sui vari forums tematici e non, come qualsiasi altro mezzo, questo tipo di aggregamento va incontro ad una inesorabile fase di calo fisiologico, questo vale per tutti i forums e blogs, compreso facebook o my space, dopo una fase di entusiasmo iniziale ripeto che è fisiologico una forma di calo di presenze o di interventi, perchè l’interesse siema, perchè gli argomenti sono sempre gli stessi, perchè molto spesso specialmente nei forum nascono gelosie, litigi e forme e desideri di prevaricazione, diventando così l’unico sfogo contro il logorio della vita moderna, portando all’interno del web stati d’animo irrisolti che arrivano dal mondo reale, poi molto spesso specialmente nei forum si cade nella peggiore delle cose la banalizzazione, tendono a diventare delle specie di chat dove ci si limita a lasciare i saluti giornalieri, buongiorno, due volte buon appetito, la buona sera e la acrosanta buona notte, dopo un po’ di tempo in efftti stanchi di parole con una serie di vocali allungate e ripetute ci si stanca e si banalizza e si colpevolizza il mezzo, anzichè il pessimo uso che se ne è fatto, poi bisogna tenere conto che una buona fetta dei fruitori della rete lo fanno unicamente come svago contro il logorio lasciato dalla vita reale, quindi da queste persone i blog o i forum tematici vengono evitati come la peste bubbonica.

      Ciaooo neh!

    • Luca said

      Mi piace che il nostro blog sia visto con le caratteristiche del social network, era questa la mia idea iniziale di come doveva operare nel concreto e come apparire esternamente. Si rende però necessario che il blog sia veramente un blog multiautore con diversi autori attivi sia negli articoli che nei commenti in modo da creare una circolarità di produzione che tenga conto delle diverse voci.
      Il nostro blog non ha una tema unico ma deve essere un concerto di diverse idee, punti di vista, opionioni. Le diverse idee non necessariamente debbono essere in accordo anzi vedo il confronto e la discussione come fonte di ricchezza e di dinamicità.

      • romaguido said

        Luca hai dimenticato le discussioni accese ai tempi della riforma scolastica?
        Non siamo mai stati piatti, ognuno ha espresso le sue opinioni, sebbene tu stesso abbia, per fortuna, moderato leggermente il tuo parere sui docenti e sulla scuola.
        Debbo però evidenziare che il contraddittorio fine a se stesso, quello che obietta solo per il gusto di obiettare (abbiamo avuto anche quello) risulta assolutamente sterile, improduttivo, inefficace.
        Tu dici sempre che ti piacciono i fatti, non le parole, allora per ricapitolare il tutto ti inviterei accogliere l’appello che feci a suo tempo e di linkare nella pagina “blog, blogosfera e social network” tutte le discussioni sull’argomento (ce ne sono state di molto propositive ed interessanti). Sarebbe già un primo passo e indicherebbe la buona volontà di “fare”.
        Il secondo sarebbe un’analisi dettagliata e circostanziata di quanto fatto finora (ti ricordo che qualche mese fa te ne ho fornito una mia), la rilevazione di ciò che andrebbe modificato, la proposta fattiva di innovazioni da apportare.
        Un mio consiglio è tuttavia quello di operare, in questa fase, prevalentemente nel gruppo o addirittura con i soli autori; tanto per permettere a tutti una maggiore libertà di espressione e nel rispetto dei lettori, per cui certe osservazioni potrebbero rivelarsi prive di interesse.
        Ecco, un razionale utilizzo dei diversi ambienti di comunicazione é, lo ribadisco, il primo aspetto di una efficace, matura, consapevole cittadinanza digitale.

  9. romaguido said

    Il blog, lo abbiamo detto altrove, può essere più pensato, meditato, meno immediato rispetto ai social network come facebook; si presta, infatti, meglio di altri ambienti, a discussioni lunghe e circostanziate, ma questo non è affatto obbligatorrio, sopratutto per quanto riguarda i commenti. Si può essere puntuali, precisi, lapidari; a volte basta, anche nel blog, un semplice saluto come segno di passaggio.
    Dal punto di vista relazionale, ripeto ancora una volta che non dovrebbe esserci una grande differenza con la vita reale. Ogni rapporto parte infatti dall’interesse, dalla voglia di comunicare e, anche nel web, questo richiede tempo, un po’ d’impegno, costanza, che vuol dire talvolta non fermarsi al primo scoglio, al primo qui pro quo.
    Ho già fatto altre volte l’esempio del mio primo incontro con Giorgia C., Alanford, Anna Rossi, tutti casi in cui, se non ci fosse stata la reale volontà di relazionarsi, di capire, di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda, non avrebbero visto nascere discussion articolate e produttive, né rapporti improntati alla stima e al rispetto reciproco.
    Il rispetto, la sincerità, la misura, sono aspetti essenziali anche nel web e, generalmente, rappresentano una carta vincente.
    A volte, navigando in rete, mi è capitato di assistere a performance che mi riportavano alla mente le scenette della Signora Cecioni (impersonata da Franca Valeri); divertenti le scenette, un po’ meno condivisibili le performance ad esse ispirate.
    La stessa cosa vale per quanto riguarda i commenti; se su facebook (almeno limitatamente alla bacheca) si può parlare tranquillamente di tutto di più, pur badando a non risultare offensivi neppure lì, su un blog i messaggi dovrebbero essere più o meno attinenti all’argomento che si sta trattando.
    In sostanza, sarebbe bene scegliere gli ambienti adatti a ciò che si ha l’esigenza di dire; del resto anche nella vita reale ci si guarderebbe bene dal tenere una cena di gala in camera da letto o dal salutare a gran voce un amico durante una cerimonia ufficiale.
    Simpatiche, infine, anche sui blog, le regole di buon vicinato, che possono estrinsecarsi con qualche visita, con messaggi brevi o interventi più approfonditi e circostanziati ai blog di nostro gradimento.
    Tenere un proprio blog, infatti, non preclude la partecipazione ad altri social, anzi questa è un’opportunità che incrementa le interazioni; non a caso io uso riportare in questa sede alcune delle discussioni di fb che mi sembrano più interessanti e che sarebbe un peccato, almeno secondo me, non conoscere da parte di chi nutre ancora una certa idiosincrasia per il social network tanto in voga.
    L’argomento è interessante ed andrebbe trattato in maniera approndita, ma per ora mi fermo qui.
    P.S. Ecco, in effetti io mi sono limitata qui a scrivere le prime cose che mi sono venute in mente ed in questo non ho fatto niente di diverso da quello che avrei potuto fare su fb. Probabilmente se avessi avuto una maggiore deferenza per l’ambiente blog, non avendo il tempo materiale per stilare qualcosa di più organico, avrei taciuto. Può darsi che la ritrosia a scrivere venga, infatti, proprio da un concetto sbagliato del web, da un esagerato rispetto per i lettori, dal concepire il blog alla stregua di un libro stampato. Per fortuna non è così ed è per questo che i commenti sui blog possono corrispondere a dei graffiti, a delle idee lasciate senza troppe pretese. Io credo che, se tutti fossimo di questa idea, sicuramente ci sarebbero una maggiore partecipazione ed una più proficua interazione.

  10. romaguido said

    Qualcosa sul target:
    Una volta dissi che il nostro blog si rivolgeva a tutti e mi si fece notare che non è possibile che interessi tutti. Eppure continuo a pensarla allo stesso modo.
    I social possono far incontrare persone diverse per sensibilità, educazione, provenienza geografica, età; per questo è importante badare a quel che si dice e a come lo si dice.
    Ho notato che tra la seconda e la terza decade d’età si è ancora idealisti, curiosi al punto giusto, desiderosi di partecipare, comunicare, contribuire con le proprie idee al pensiero al pensiero collettivo.
    Ed ho notato un certo raccapriccio per la poca maturità e serietà dei grandi.
    “I bambini ci guardano”: non deludiamoli!
    Questa forse è l’unica regola che doremmo avere bene in mente prima di metterci a scrivere.

  11. il blog mi piace per il confronto che si crea e per la possibilità di scrivere i propri pensieri, indipendentemente se sono di natura sociale, politica o privata.
    Mi piace la possibilità che mi sono creata di dare spazio ai miei pensieri, alle mie ombre, alla difficoltà del vivere che spesso accomuna molti blogger.
    Ciao

  12. romaguido said

    @ aquilotta
    Benvenuta, Aquilotta, ti ringrazio di aver condiviso la tua esperienza con noi. Torna a trovarci.

  13. con piacere, grazie a te

  14. romaguido said

    Ancora @ Luca:
    Vedi, Luca, il web è potente, curioso, democratico, ma soprattutto umile; chi si vota al web si vota ad un servizio, sicuro di riceverne, prima o poi, una certa ricompensa; l’importante è non avere fretta. I semi di cui parlava Alan non germineranno necessariamente sul posto, ma potranno giungere molto, molto lontano; ogni parola, ogni messaggio, proprio come un sasso gettato in uno stagno, può infatti ricevere dalla rete un’eco enorme e forse è pretestuoso pretendere un riscontro immediato nello stesso punto da cui è partito; sarebbe un po’ come voler incarnare la figura del Pifferaio Magico, pretendere una dinamica centripeta, laddove è di casa uno sviluppo squisitamente centrifugo (non a caso si parla di liquidità).
    In passato io accennavo, forse ingenuamente, alla creazione di reti di blog, quasi a voler ingabbiare il tutto in un circolo chiuso; sbagliavo: il web è più aperto, più generoso, più teso verso l’esterno. Allora probabilmente il feedback, la discussione, i contributi non vanno ricercati all’interno dello stesso blog, ma all’esterno, laddove altri, attraverso segnalazioni, link, bookmarks, riportino quanto detto; forse la vera partecipazione è contribuire con i propri commenti alle discussioni che siti diversi dal nostro hanno aperto proprio partendo da nostre idee, segnalazioni, spunti.
    Questa, oltre che rappresentare un (forse) necessario gesto di cortesia per chi ha voluto riservarci la propria attenzione, a me sembra una maniera ancora più proficua di approfondire gli argomenti che ci interessano, mentre limitare il nostro orizzonte al solo blog dei tutor, senza sforzarci di cercare noi stessi, in maniera attiva, un auspicabile riscontro, potrebbe equivalere a coltivare il proprio orticello, aspettando che qualcuno dall’esterno si faccia carico di evidenziare per noi errori e punti di forza, Ma non eri tu che parlavi di “classi aperte”? Perché non cercare di realizzarle anche nel web, che per definizione non ha confini?
    Compitino per casa: che ne diresti di rintracciare tutti i siti che ci citano, ci linkato, ci inseriscono tra i loro bookmarks? Sono certa che ne avresti delle belle sorprese.

  15. alanford50 said

    @ROMAGUIDO

    Condivido il senso del tuo dire, bella la metafora del sasso gettato nello stagno, un unico movimento che provoca una serie di onde concentriche successive, autonome, ognuna che vive il proprio percorso, in altri contesti scrissi che avevo riscontrato l’omogeneità del pensiero di chi frequenta il web, questo fatto è dovuto ad una serie di cose, tra cui, il fatto da non trascurare che occorre una certa dimestichezza con il pensiero, una sorta di “intelligenza” per usufruire del mezzo tecnologico, questo ci rende un senso di omogeneità non indifferente, ho potuto in questi anni di frequentazione constatare una certa propensione ad interessarsi dei problemi del sociale, ma,ma,ma, non ovviamente non è tutto rosa e fiori, nel senso, che la sensazione che il web ci lascia e di una grandissima condivisione, ci fa sentire in tantissimi e quindi preso atto della propensione ad occuparsi del sociale ci si sente una forza capace di essere determinante se non addirittura deterrente, ed è proprio su questo che io credo che per un certo verso ci siamo montati un tantino la testa, perché siamo si in tanti, ma non poi cosi tanti se teniamo conto della popolazione totale, quindi è vero il discorso del sasso gettato nel lago che provoca tanti cerchi che smuovono le acque, ma credo sia necessario tenere i piedi per terra perché si tratta unicamente di uno stagno, quindi un luogo ed una capacità ben limitata, bisogna tenere conto che molta gente usa il PC ancora unicamente per svago, quindi il nostro comune discorso lo ritengo legato ad un ipotetico ed auspicabile futuro.

    Ciaooo neh!

  16. romaguido said

    Condivido molto di quanto dici, Alan.
    In realtà, lo vedo chiaramente su fb, ci si incontra quasi sempre tra simili e questo mi fa pensare che, alla fine dei conti, si riesca ad incidere molto poco sulla collettività.
    I temi del sociale sono quelli che “tirano”, attirano commenti perchè ognuno si sente nel pieno diritto di dire la sua, e naturalmente, in questa veste, sono tutti per la bontà, la giustizia, l’uguagluanza, salvo poi dimostrare l’esatto contrario con le proprie azioni :lol:.
    Ma il mio discorso era molto più ampio e, se vogliamo, generico.
    Nel web si parla, in genere, di “conoscenza”, una conoscenza che, per essere produttiva, dev’essere condivisa.
    Chi metta in rete un qualsiasi contenuto condivide quel contenuto con gli altri, con i lettori abituali o di passaggio. A questo punto, riprendendo un discorso fatto sul tuo blog, ribadisco che non è necessario che i temi trattati siano profondi, importanti, sensazionali, né che siano espressi con un linguaggio forbito: con semplicità e umiltà si fa in modo da rendere partecipi gli altri di un proprio pensiero, di una propria acquisizione, di una notizia che sembra interessante.
    A questo punto, può succedere che sull’argomento si apra in loco una vivace discussione (quello che desidererebbe Luca), oppure che la notizia venga risportata altrove, anche molto lontano; tra le statistiche del blog dei tutor, per esempio, trovo spesso letture attraverso il traduttore di Google, il che mi fa pensare che abbiamo lettori anche all’estero, cosa che mi meraviglia alquanto, ma che è una realtà.
    Il mio richiamo alla liquidità ed alla umiltà del web voleva essere quindi un invito a non aspettarsi un riscontro immediato, ma a proseguire un lavoro costante, nella “speranza” che prima o poi possa risultare utile a qualcuno, indipendentemente dal tema trattato, dalla moda del periodo, dal desiderio di sollevare le folle a favore o contro questo o quel fenomeno.
    Noi qui parliamo sopratutto di formazione, tra i nostri lettori annoveriamo studenti, neo-docenti, genitori che, di tanto in tanto ci mettono a parte dei loro punti di vista, dei loro problemi, oppure ci leggono in silenzio. A me questo basta, non mi pongo come obiettivo grandi dibattiti che magari salgano alla ribalta della cronaca, cosa che oggi avviene quasi esclusivamente col gossip (papi docet :lol:), a me piace seguire la politica dei piccoli passi.
    Eppure, se penso ai temi affrontati, noto che abbiamo richiamato l’attenzione degli autori dei libri cui avevamo accennato, dei responsabili di inchieste su cui avevamo espresso qualche dubbio, di studiosi della comunicazione che ci hanno portato come esempio da seguire ai fini di una fattiva innovazione, di giornalisti che si sono sentiti in dovere di approfondire le motivazioni che li hanno portati a scrivere un articolo da noi segnalato all’opinione pubblica, di pedagogisti militanti che ci hanno inserito nel loro blogroll.
    Ecco, tutto questo va molto al di là delle mie aspettative iniziali, per cui, al posto di Luca, sarei molto meno critico o, se mai, più pragmatico, esplicitando quello che è stato qui presentato come un desiderio attraverso un progetto concreto e ben delineato.

    • alanford50 said

      A chiusa di questo nostro interloquire, credo di potere tranquillamente affermare, che non è importante dove si getta la pietra ne quanti cerchi concentrici produce, l’importante è che ci sia sempre qualcuno disposto a tirare la pietra.

      Ciaooo neh! alla prox.

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